Capitolo 2

La storia di Salvatore Bonocore. Al secolo conosciuto come Mago Mariano

Capitolo 2 - La storia di Mago Mariano

Era un tranquillo pomeriggio d’estate in casa Buonocore. Il piccolo Salvatore, venuto al mondo da pochi giorni, dormiva nella sua culla di vimini mentre sua madre, con lo sguardo fisso e stanco, faceva su e giù con un vecchio ferro da stiro su di una montagna di camicie rinsecchite dal sole, ma la quiete della casa fu interrotta dal pianto dirotto e inconsolabile del piccolo Salvatore.

Giulia si destò improvvisamente dal suo torpore ed istintivamente corse verso la culla, ma proprio mentre si allontanava, dal muro che le stava alle spalle si staccò una mensola con un grosso vaso che, se non si fosse spostata per correre dal suo bimbo, l’avrebbe sicuramente colpita.La donna, pur di soccorrere il suo bambino in preda ad una crisi di pianto, non si curò dell’accaduto ma, dopo qualche istante le sembrò strano che il pianto di Salvatore si fosse interrotto non appena si era sentito il tonfo del vaso infrangersi a terra.

Questo episodio fu sempre conservato nella memoria di Giulia e diventò una pietra miliare per lo studio della personalità medianica di Salvatore Buonocore che, lungi dal considerarsi un mago o un guaritore, si definisce uno studioso di se stesso e della sua realtà interiore.

La vita nei quartieri di Napoli non era stata facile per il piccolo Salvatore che crescendo si sentiva sempre meno vicino alla sua famiglia e ai suoi coetanei. Non si trattava di un carattere introverso e chiuso, ma di una semplice voglia di ritrovarsi con se stesso, l’unica entità con cui poter dialogare e con cui poter fare delle scoperte.

La personalità del piccolo Salvatore lo portò ad amare particolarmente i colori foschi del mistero.
Fin dalle prime classi delle elementari il ragazzo si sentiva portato verso racconti misteriosi in cui si parlava di streghe e di folletti e, laddove gli altri bambini provavano paura, lui sentiva come una sorta di eccitamento. Egli provava quel candido eccitamento cognitivo che soltanto i bambini piccoli, che fanno quotidiane scoperte, possono avere.

Queste strane sensazioni non erano nuove al piccolo Salvatore che già conosceva il fascino velato della paura e dell'ignoto. Questa strana attrazione per il mistero e per il proibito l’aveva già provata quando di notte sentiva il bisogno di manipolare oggetti strani come specchi rotti, limoni marci ed incenso. Alla madre sembrava strano che questo ragazzo potesse procurarsi questi oggetti strani. Una notte lo sorprese addirittura mentre aveva il palmo della mano schiacciato su di una piccola sfera di vetro che egli guardava con sguardo fisso e stralunato. Queste cose suonarono come un campanello d’allarme per la mamma Giulia che non sapeva più come interpretare i comportamenti del suo bambino. Dentro di sé comunque, la pervadeva una cupa sensazione. Non voleva ammetterlo, ma era convinta che Salvatore avesse subito l’influenza del demonio. Il suo comportamento era troppo strano e troppe cose si ricollegavano ai riti magici e satanici.

Questo ovviamente preoccupava non poco la donna che aveva sempre vissuto osservando le dottrine cristiane, nell’assoluto timor di Dio. Era inconcepibile per il loro modo di essere che un bambino così piccolo fosse interessato a queste strane cose.
Mamma Giulia aveva paura di parlare dei suoi timori al marito: lui non avrebbe capito. Aveva sempre la schiena a pezzi per il duro lavoro e profferiva continuamente per il senso di disagio che aveva ormai verso il mondo e la vita. La sua reazione sarebbe stata violenta e mamma Giulia teneva troppo al piccolo Salvatore, ragion per cui non voleva correre rischi. Così, con la complicità degli altri figli, mamma Giulia restava in piedi sempre più a lungo, il tutto per far addormentare Salvatore ed impedirgli quegli strani riti. Ma succedeva spesso che Salvatore resisteva più di tutti e, quando gli altri andavano a dormire, cominciava il suo armeggiare mistico.