Capitolo 7

La storia di Salvatore Bonocore. Al secolo conosciuto come Mago Mariano

Capitolo 7 - La storia di Mago Mariano

Accanto a lui c’era l’anziano esorcista che cercava di rincuorarlo, poco più distante c’era la madre che, con la vista annebbiata dalle lacrime che gli scendevano sul volto, cercava di intuire le condizioni del figlio. La mente di Salvatore era confusa da quanto aveva visto e sentito nello strano sogno e una figura femminile che aveva conosciuto qualche mese prima a scuola. Si trattava di Maria, una giovinetta magra dal portamento gentile e delicato. Prima di quel momento non gli era capitato di pensare così intensamente ad una persona, neanche a Luisa.

Da quel momento sembrava che le cose si fossero completamente capovolte e che nella mente di Salvatore non ci fosse più traccia di quanto per molto tempo lo aveva condotto verso il mondo esoterico. Quella voglia di conoscere sembrava lontana e il ragazzo si era completamente immerso nello studio dell’arte ed era confortato dall’amore di Maria che sembrava pienamente appagante, ma che invece si rivelò soltanto una chimera. In casa di Salvatore era tornata la tranquillità. Quel vecchio esorcista era riuscito a ridare serenità alla madre che pensava di aver definitivamente riconquistato Salvatore. Ma l’anima di Salvatore che aveva conosciuto la sua entità superiore non poteva rimanere a lungo incline soltanto ai piaceri terreni e all’ebbrezza dell’arte. Il suo spirito era troppo proteso verso quel misterioso mondo dell’occulto che continuava ad affascinarlo e, anche se inconsciamente, continuava ad attirarlo.

Fu così che una mattina Salvatore si trovò nella cappella del Principe di Sansevero, un luogo di arte e di mistero, dove la vita e la morte si intrecciano in un gioco di scienza e di magia che continua ad essere un rebus irrisolto.

Salvatore era andato nella cappella perché aveva deciso di ripercorrere didatticamente lo stile architettonico di alcune statue difficili da visionare perché la cappella era chiusa al pubblico. Fu qui che, guardando quelle figure umane barbaramente trucidate dal rame colato nei loro corpi vivi, Salvatore avvertì prima una sensazione dolorosa indescrivibile e poi sentì il bisogno fisico di fuggire da quel luogo in cui la sua mente era sconvolta da urla e grida di dolore.

In quell’occasione cominciò a capire che qualcosa di mistico e di paranormale si stava di nuovo impadronendo di lui. Sentiva quelle stesse sensazioni che aveva provato quando da bambino si recava nella casa misteriosa situata di fronte alla sua scuola. Al ritorno dalla cappella del Principe di Sansevero, Salvatore era praticamente sconvolto. Nella sua mente, confusamente si frammistavano le immagini degli scheletri, delle nicchie e quelle che aveva subito in prima persona durante l’esorcismo che aveva subito. Fu allora che decise di andare fino in fondo e risolvere questo conflitto interiore che lo vedeva oscillare ora verso il mondo razionale ed ora invece immergersi nel mondo dell’oblio, del paranormale. Aveva deciso che valeva la pena lottare per poter capire quale fosse il suo scopo di vita. Così decise di ritornare nella vecchia casa teatro di tanti incontri giovanili con quella che in quell’epoca chiamava la <>. Si era preparato psicologicamente nella consapevolezza di fare soltanto il suo bene.

Tutto era cambiato in quella casa, ma continuava a procurare una strana sensazione mistica che avvolgeva i suoi visitatori e che era stata determinante nell’avvicinamento dell’allora giovanissimo Salvatore al mondo esoterico e fantastico dell’occultismo.

 Conosceva per sommi capi le pratiche e i rituali occorrenti per evocare gli spiriti dell’Aldilà e così, in una maniera goffa e palesemente inesperta, cercò di instaurare un contatto con quell’entità che egli conosceva come la sua <>. Aveva appena creato un cerchio di fuoco, quando si sentì come sollevato da terra e trasportato verso il soffitto. Poi la sua mente cominciò a perdere la dimensione umana ed entrò nel tunnel iperuranio.
Si trovò in una specie di sogno mistico, dove aveva tutte le sue capacità corporali, pur essendo scorporato. Riusciva a muoversi e toccare le cose che gli paravano contro. In uno scenario sicuramente rassicurante gli venne incontro la figura di un uomo, che piano piano riuscì a distinguere nettamente nel portamento e nei tratti somatici. Soltanto gli occhi non riusciva a distinguere, gli rimaneva oscura la loro forma e la loro colorazione.